Un disco che sembra un caleidoscopio, un universo sonoro complesso che si espande canzone dopo canzone, che oscilla tra le sessions di Makaya McCraven e i dischi dei Tortoise, suonato dalla prima all’ultima nota, che a volte rimbalza sui bassi (“I Wish”) e altre si fa più malinconico (“African Snow”), ogni tanto sembra volersi spezzare su se stesso (“Ice Age” o “Tea For D.K.”) per poi invece tornare a scorrere (“YSC”), prima ti fa venir voglia di muovere la testa (“La Classe”) per poi lasciarti come le onde che si infrangono calme su una spiaggia (“Epilogo”).